Grazie a una metanalisi sui figli di madri obese o in sovrappeso è stato possibile riconoscere come questo tipo di problematiche possano intervenire in maniera diretta nell’aumentato rischio di malformazioni congenite.

L’autrice principale della ricerca è Martina Persson, del Karolinska Institutet di Stoccolma, che insieme ai suoi collaboratori è stata in grado di riconoscere come “la condizione di obesità in gravidanza porti elevata influenza su esiti fetali e neonatali”.

Attraverso questo studio è stato possibile riconoscere l’aumentato rischio di malformazioni congenite per un discreto numero di patologie, tra le quali:

  • anomalie cardiovascolari
  • anomalie degli arti
  • atresia anorettale
  • difetti del tubo neurale
  • schisi del labbro e del palato

La ricerca in questione, sviluppata attraverso l’utilizzo di registri sanitari svedesi, ha fornito risposte utili in questo senso anche se si è preferito terminare gli studi senza concentrarsi sulla relativa discendenza dei casi analizzati.

Lo studio, sviluppato su pazienti nati tra il 2001 e il 2014 ha preso in esame i casi di 1,2 milioni di neonati non gemelli, tra i quali, una porzione pari al 3,5% ha denotato la presenza di gravi malformazioni congenite.

La risposta finale allo studio ha evidenziato come l’aumento di indice di massa corporea (BMI) possa essere direttamente collegabile alla comparsa di gravi forme di malformazioni congenite. Prendendo come riferimento le madri normopeso con un BMI nel range tra 18,5 e 24,9, è stato possibile identificare i seguenti hazard ratio (hr):

  • 1,05 per le madri in sovrappeso (IMC 25-29,9)
  • 1,12 per le madri con obesità di classe I (IMC 30-34,9)
  • 1,23 per obesità di classe II (IMC 35-39,9)
  • 1,37 per obesità di classe III (IMC 40 o superiore)

Più in particolare è stato possibile evidenziare l’aumento dei rapporti di rischio per problematiche a malformazioni che interessavano i seguenti organi e sistemi:

  • sistema nervoso
  • cuore
  • apparato digerente
  • genitali
  • arti (superiori/inferiori)

La ricerca ha fornito risposte importanti relativamente alla necessità di avere un peso nella norma già prima dell’inizio della gravidanza, in quanto l’organogenesi è un processo che inizia dalle prime 8 settimane di sviluppo del feto. Un intervento sul peso posteriore a questo specifico lasso di tempo potrebbe non essere sufficiente a evitare malformazioni congenite nello stesso.